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Bla, bla, bla un pessimo coup de thtre

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Bla, bla, bla … un pessimo ‘coup de théâtre’.

Mentre le mie esperienze personali di mutamento esistenziale vanno di pari passo col repentino cambiamento socio-politico in corso, mi chiedo se ci si accorge del fatto che certi episodi occorsi in queste ultime settimane non abbiano neppure l’ombra del senso riconducibile all’avanzamento della civiltà cui pure, fino a ieri, chi ci ha preceduto a contribuito a delineare: società, democrazia, etica, equità giuridica, libertà, avanzamento culturale, ecc. preposti al miglioramento della vita individuale e collettiva.

Secondo una logica che riguarda tutti ha ancora senso ipotizzare il futuro, per quanto sembra che la conquista democratica abbia finito per generare un drammatico disimpegno politico e contribuito a somatizzare le crisi, una dopo l’altra, anziché cercare di superarle, se non di risolverle all’origine, e che oggi stanno mettendo in seria pericolosità la stabilità stessa della società comunitaria a cui tutti siamo chiamati alla partecipazione attiva.

“Insomma, anche per chi lo volesse, non è possibile astrarsi completamente dalla grande società (comunitaria), dal suo agire, dalla ideologia che la informa, perché si tratta di qualcosa che contamina, che avvolge, che condiziona in maniera più o meno intensa, più o meno consapevole.”(V. Andreoli)(*)

E non c’è dubbio che una grande società, sia essa frutto di una democrazia voluta oppure ostentata, benaccetta oppure ostacolata, apprezzata o quanto più criticata, comunque produce ‘effetti’ molteplici e diversi sulle piccole società e sui singoli individui. Effetti che si ripercuotono a cascata sull’andamento quotidiano della vita privata e sociale, sia in forma di isolamento e distacco (leggi disinteresse), sia in chiave di avversione e/o ostilità (leggi efferratezza) nelle disanime di per sé inclini all’aggressività.

O anche tendenti alla violenza vera e propria, derivata dall’atavica ‘paura’ da cui ha origine, e che sempre più spesso riempie le pagine di cronaca. Paura che fino a ieri sembrava debellata dal vivere quotidiano all’interno della comunità costituita (benché fittizia), e che la globalizzazione in atto ha denuclearizzata, in funzione di una visione utopistica, (quindi falsa), di una possibile comunione d’intenti e di una economia globale sostenibile, che non è stata mai ravvisata.

Non è così, ne riscontriamo gli effetti sfavorevoli ad ogni piè sospinto, e solo perché prima non si è costruita una base culturale-conoscitiva che livellasse le differenze geo-politiche / economico-finanziarie dei soggetti partecipanti all’unione comunitaria. E non solo, se stando alle statitiche pubblicate, consideriamo quanto incide oggi la presenza degli ‘emigranti’ sul territorio e i costi relativi alla loro integrazione, sembrerebbe che siamo al collasso; niente di più falso, per quanto invero è un’altra ‘paura’ che più spaventa.

Di fatto la ‘paura’ che determina la sensazione di essere avvolti da una ragnatela che ci soffoca, o di muoverci all’interno di un labirinto senza uscita, è indubbiamente quella che ciascuno di noi prova davanti a una evoluzionistica svolta epocale che porti un qualche cambiamento migliorativo o peggiorativo che sia. Ancor più davanti al quadro socio-politico destabilizzante al quale assistiamo nell’attuale fase costituzionale, in cui, spogliati degli orpelli del passato, andiamo incontro a un presente senza futuro.

"Una bellezza di superficie, impegnata soltanto nella conservazione e nell'aumento della propria attrazione e dl proprio successo, può morire e portare un'intera società alla fine "(*).

La vera ‘crisi’ è alle porte, recitano le testate giornalistiche.

Un pessimo ‘coup de théâtre’ direbbe il regista della messinscena, oltre che scadente anche mal recitato dalla recente formazione politica oggi al governo del paese che, non potendo scoprire una certa incapacità di gestione e una mancanza di preparazione politica, inventa una dopo l’altra ‘situazioni’ per distogliere le masse dai veri problemi (d’ogni genere) che incombono sulla società in fatto di welfare, la scuola, la sanità ecc. ecc.
Sì, perché infine è questa la defiance prioritaria del paese, la decadenza strutturale-organizzativa che si fa condurre da ‘enti’ (menti) esterni a una classe intellettuale preposta (perché formata) alla guida del paese, e che tenga conto della reale precarietà del momento, non solo a livello economico, quanto anche a riformare la società, tenendo conto delle peculiarità culturali che da sempre ci distinguono.

Così scrive Marco da Milano(**)sulle pagine de L’Espresso nel bell’articolo
“Siamo europei e restiamo umani”: «Ci siamo dimenticati che la democrazia non è una meta raggiunta una volta per tutte. Ma un processo continuo, un cammino lento e faticoso». Cammino che ha portato il nostro paese a conoscere 70anni di pace duratura, di serenità economica, di unione sociale e democratica, in cui abbiamo sviluppato e incrementato alleanze e amicizie con altri popoli in Europa e nel resto del mondo.

Assistiamo invece ad un ‘gioco al massacro’ che il servizio di copertina dell'Espresso (di questa settimana) ben definisce come "Reato di umanità" quello che si sta consumando nel Mare Mediterraneo, a causa alla nuova fase della ‘crociata anti migranti del governo’ che si combatte città per città: «Prima l'attacco alle Ong paragonate a ‘tassisti del mare’ e descritte come in combutta con i trafficanti di uomini; poi la guerra ai centri di accoglienza e di quanti cercano di aiutare e accogliere i ‘migranti’, ai Comuni, da Castelnuovo di Porto a Lampedusa e agli altri che sicuramente si aggiungeranno.

"Dove è finito l'umanesimo, il rispetto dell'altro, l'amore dei figli, la devozione agli déi?" (*)

Vergogna!

Mentre il capocomico, tre in verità, si alternano smentendosi l’uno con l’altro, proprio come accadeva un tempo nella ‘farsa’ teatrale, solo che il teatro conteneva al massimo 100/200 persone e la ‘vergogna’ di chi soccombeva era fittizia; oggi in nome del popolo (non tutto unanime) si vuole far ridere 50milioni di italiani che sono già alle lacrime …
non certo per il ridere, ma per il piangere.

Note:
(*) Virrotino Andreoli " "L'uomo di superficie. Alla ricerca dell'interiorità perduta".Rizzoli-Corriere della Sera 2019.

(**) L'Espresso, "Reato d'umanità", L'Espresso edit. Gennaio 2019.
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